Gli oli di semi sono dei preziosi alleati in cucina. Caratterizzati dalla presenza di diversi nutrienti importanti, molto spesso vengono approcciati, sbagliando, con il pensiero che, quando si cucina, uno sia uguale all’altro. Bene: non è così! Se stai leggendo queste righe, vuol dire che, molto probabilmente, hai sentito parlare da qualche amico o parente del fatto che la scelta dell’olio di semi può cambiare la preparazione e il risultato di diversi piatti.
L’olio d’oliva – da acquistare possibilmente puntando sulla versione extra vergine – è solo una delle stelle che compongono la galassia dei condimenti salutari. Pure gli oli di semi meritano attenzione e noi abbiamo creato questa guida proprio per aiutarti a scoprire i segreti dei più famosi e a rivoluzionare la tua cucina.
Nelle prossime righe, troverai diverse informazioni semplicissime – no, per imparare a gestire in maniera diversa gli oli di semi non occorre essere chef professionisti – che ti aiuteranno a rendere i tuoi piatti decisamente più gustosi. Cosa aspetti a seguirci nei paragrafi qui sotto e a scoprirle? Continua a leggere!
Olio di semi di mais
La galassia degli oli di semi, altrimenti noti come oli vegetali, è davvero molto ricca. Tra le stelle che la compongono troviamo l’olio di semi di mais. Nell’elenco dei suoi benefici è possibile citare innanzitutto la ricchezza in acidi grassi polinsaturi. Possiamo trovare in particolare gli omega 3 e gli omega 6 – ricorda che, per parlare di dieta sana, il loro rapporto dovrebbe essere compreso fra 4:1 e 8:1 – preziosi per il benessere grazie innanzitutto alla loro efficacia antiossidante.
Questo si traduce nella prevenzione dell’ossidazione del colesterolo LDL, evenienza estremamente rischiosa per il cuore e, in generale, nella lotta contro i radicali liberi e nella conseguente prevenzione dell’invecchiamento cellulare. Se questi nutrienti, che il nostro corpo non sintetizza e devono essere quindi assunti attraverso l’alimentazione o l’integrazione, vengono sottoposti ad alte temperature, cosa che accade, per esempio, nella frittura, diventano chimicamente instabili, aprendo la strada al formarsi di residui nocivi.
Il punto di fumo, ossia la temperatura massima che l’olio raggiunge prima di iniziare a bruciare, non è abbastanza alto – è pari a circa 160°C – e questo non lo rende l’opzione migliore per friggere. Nella scelta dell’opzione giusta, oltre al punto di fumo bisogna considerare pure altri criteri, tra cui la concentrazione di acidi grassi polinsaturi. Se a crudo sono un toccasana per l’organismo, le cose cambiano quando, invece, sono esposti a temperature elevate.
Olio di semi di girasole
L‘olio di semi di girasole a crudo è un altro alleato del benessere. Ancora una volta, dobbiamo dire grazie alla presenza di acidi grassi omega 3 e omega 6. Rispetto a quello di mais, è un olio che si presta meglio all’utilizzo in cottura – il suo punto di fumo è inferiore a 130° C – soprattutto quando si parla di cotture al forno.
Sia l’olio di semi di girasole, sia quello di mais, nel momento in cui vengono esposti ad alte temperature sono interessati da un processo di deterioramento chimico, motivo per cui, in generale, è sempre bene utilizzarli per preparazioni a crudo o per cotture a basse temperature. Tornando un attimo ai benefici, ricordiamo, oltre al contributo alla riduzione del colesterolo cattivo, anche la capacità di contribuire al sollievo in caso di costipazione.
Esistono delle controindicazioni? L’allergia a specie vegetali, ambrosia in primis, appartenenti alla famiglia botanica delle Asteraceae. In questi casi, si può avere a che fare con fenomeni di ipersensibilità, motivo per cui è il caso di evitare e di rivolgere l’attenzione verso altre alternative per il condimento, olio extra vergine d’oliva innanzitutto.
Olio di semi di arachidi
Ottenuto dalla spremitura delle arachidi e caratterizzato da un apporto energetico importante – parliamo di circa 900 calorie all’etto – quest’olio vegetale, in virtù della sua ricchezza in grassi monoinsaturi – il contenuto di grassi saturi è invece blando – può essere considerato, a ragione, un alleato naturale della prevenzione della salute cardiaca.
In confronto agli altri oli descritti nelle righe precedenti, a fronte della cottura ad alte temperature mantiene una maggior stabilità chimica, motivo per cui è ritenuto, in caso di frittura, una scelta alternativa valida all’olio extra vergine di oliva, insuperabile con il suo punto di fumo molto alto e superiore ai 200°C.
La sua principale controindicazione è l’allergia alle arachidi, condizione molto frequente. Può capitare che si scatenino reazioni anche in caso di allergia alla soia e ai legumi. Per maggiori chiarimenti in merito, prima di procedere alla sua introduzione nella tua routine alimentare chiedi consiglio al tuo medico curante e a un dietologo.
Quale olio di semi scegliere?
In commercio ci sono tantissimi marchi che propongono oli di semi. Chiarito quanto ricordato nelle righe precedenti, è naturale chiedersi quale sia meglio scegliere a livello di criteri generali di brand. Il consiglio migliore è quello di orientarsi verso prodotti biologici, ottenuti dalla spremitura dei semi a freddo senza il ricorso a solventi.
In questo modo, si ha la certezza di portare in tavola un prodotto salubre, integro nelle sue proprietà organolettiche, privo di residui chimici e, nel contempo, di aiutare, con i propri acquisti, aziende che contribuiscono alla sostenibilità ambientale e che vendono spesso a km 0, senza impattare sulla natura con le procedure di trasporto.